(Ferzan Özpetek, Italia 2024)
Diamanti cattura l'energia frenetica di un laboratorio di costumi teatrali e delle donne che lo costituiscono nella Roma degli anni '70. Özpetek usa la metafora della creazione dei costumi per adattare una narrazione profondamente femminile al suo cast corale: una storia di comprensione reciproca, complicità, sostegno incrollabile e determinazione feroce. È un mondo di solidarietà e creatività instancabile, dove le figure maschili ruotano in periferia, relegate per una volta a semplici comprimari o caricature. Fin dalla scena iniziale, il regista chiarisce le sue intenzioni: questo è un film che celebra le donne. La storia inizia con un momento avvincente, le attrici che leggono la sceneggiatura per la prima volta, e si trasforma senza soluzione di continuità nella narrazione, dove emerge la prospettiva del regista. Si ritrae come un bambino, introdotto di nascosto nell'atelier da una delle sarte, catturando lo stupore e la meraviglia di quel mondo nascosto e vibrante. Questo è Özpetek al suo meglio: tenero, nostalgico e risolutamente concentrato sulla genialità delle donne.
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