mercoledì 14 marzo 2018

Lady Bird

(Greta Gerwig, USA 2017)

Christine rifiuta il nome che le è stato attribuito, per usarne uno che si è scelto: Lady Bird. Odia Sacramento, dove non succede nulla, e sogna New York. Nella lotta per affermare le proprie scelte la asseconda il padre disoccupato, ma non la madre infermiera, preoccupata per il suo futuro.

Lady Bird è una ragazza difficile che a Sacramento - il "Midwest della California" - si sente prigioniera. Obbligata a frequentare una scuola cattolica, a coltivare amicizie poco soddisfacenti, a veder sfuggire di fronte a sé la possibilità di partecipare alla verve culturale della lontana East Coast.

Lady Bird sembra prevedere tutti i passaggi narrativi obbligati del coming of age contemporaneo, ma ognuno di questi presenta una particolarità che lo rende irriducibile all'omologazione. Gli stereotipi sono spesso ribaltati e non si avverte mai l'ombra di retorica né di sentimentalismi consolatori. Anziché ricorrere all'aneddotica mumblecore, Gerwig racconta la propria adolescenza con una scarna e schietta prosa carveriana, senza edulcorare nulla, dando solo l'impressione di mantenere gli episodi più divertenti o drammatici. Per fare questo si affida a una interprete sempre più sorprendente, la ventitreenne Saoirse Ronan, un miracolo di duttilità e di trasformismo già osservato nel recente Brooklyn.


 



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